MARTEDI 25 GIUGNO MARCO BALLESTRACCI IN BIBLIOTECA
Pubblicata il 19/06/2013
Martedi 25 giugno, alle ore 21, presso la Biblioteca comunale, al Centro Civico di Bojon, MARCO BALLESTRACCI, uno scrittore del collettivo Sport in Punta di Penna, si esibisce in un monologo, ALBERT CAMUS ERA UN PORTIERE DI CALCIO che trae ispirazione dai suoi libri ed altre storie.
MARCO BALLESTRACCI, classe ’62, dopo essersi laureato in Economia e Commercio e aver fatto il responsabile finanziario, decide che non è più il caso di trascorrere metà della giornata lavorativa alla gestione delle relazioni con persone poco affini a lui e cambia la sua vita.
Si ricorda invece delle persone con le quali era stato bene da ragazzo e con loro accetta di gestire la birreria Casa Rossa sempre a Castelfranco. “… ho preferito andare a lavorare con delle persone che mi piacciono… con cui sto bene… delle quali posso fidarmi e non devo perdere tempo a guardarmi alle spalle”.
Decide di fare lo speaker radiofonico. Sono i primi periodi delle radio private e lui è l’emblema di una passione. Quella del parlare. Quella di comunicare, sfruttando la magia di un mezzo come la radio che ti dà la possibilità di mischiare parole e musica. Un amore per questo strumento, che lo porta a fare dirette estenuanti con orari assurdi, ma non per lui.
Ed è proprio con la radio che inizia a scrivere. Scrive di musica. Per lui che è anche musicista di armonica a bocca e cantante, il passaggio al live è quasi naturale.
Lascia la radio e inizia a girare con la sua band. Insieme a loro partecipa ad importanti festival di musica blues all’estero, ma allo stesso tempo non c’è diniego a serate in qualche pub della provincia. Perché comunque lui arriva da lì e sa cosa vuol dire dispensare musica anche in piccole realtà locali. In quel periodo non conta tanto dove si esibisce, l’importante è avere un pubblico, qualcuno da allietare con la propria musica.
Con questo atteggiamento inizia anche il suo percorso letterario, scrivendo prima di musica e poi, sulla scia dei suoi ricordi d’infanzia, delle vere e proprie dediche d’affetto allo sport.
Quello che Marco presenta non è uno spettacolo standard. E’ uno spettacolo a cui forse non siamo più abituati ad assistere. E’ uno spettacolo che richiede l’ascolto, che coinvolge all’ascolto. E’ un modo nuovo per comunicare, perché come lo stesso Marco dice: “… io ho come esigenza quella di comunicare… anche perché… raccontare è l’unico modo per salvarsi”.
Vedi allegato
MARCO BALLESTRACCI, classe ’62, dopo essersi laureato in Economia e Commercio e aver fatto il responsabile finanziario, decide che non è più il caso di trascorrere metà della giornata lavorativa alla gestione delle relazioni con persone poco affini a lui e cambia la sua vita.
Si ricorda invece delle persone con le quali era stato bene da ragazzo e con loro accetta di gestire la birreria Casa Rossa sempre a Castelfranco. “… ho preferito andare a lavorare con delle persone che mi piacciono… con cui sto bene… delle quali posso fidarmi e non devo perdere tempo a guardarmi alle spalle”.
Decide di fare lo speaker radiofonico. Sono i primi periodi delle radio private e lui è l’emblema di una passione. Quella del parlare. Quella di comunicare, sfruttando la magia di un mezzo come la radio che ti dà la possibilità di mischiare parole e musica. Un amore per questo strumento, che lo porta a fare dirette estenuanti con orari assurdi, ma non per lui.
Ed è proprio con la radio che inizia a scrivere. Scrive di musica. Per lui che è anche musicista di armonica a bocca e cantante, il passaggio al live è quasi naturale.
Lascia la radio e inizia a girare con la sua band. Insieme a loro partecipa ad importanti festival di musica blues all’estero, ma allo stesso tempo non c’è diniego a serate in qualche pub della provincia. Perché comunque lui arriva da lì e sa cosa vuol dire dispensare musica anche in piccole realtà locali. In quel periodo non conta tanto dove si esibisce, l’importante è avere un pubblico, qualcuno da allietare con la propria musica.
Con questo atteggiamento inizia anche il suo percorso letterario, scrivendo prima di musica e poi, sulla scia dei suoi ricordi d’infanzia, delle vere e proprie dediche d’affetto allo sport.
Quello che Marco presenta non è uno spettacolo standard. E’ uno spettacolo a cui forse non siamo più abituati ad assistere. E’ uno spettacolo che richiede l’ascolto, che coinvolge all’ascolto. E’ un modo nuovo per comunicare, perché come lo stesso Marco dice: “… io ho come esigenza quella di comunicare… anche perché… raccontare è l’unico modo per salvarsi”.
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